domenica 17 novembre 2013

Raffaele Marone


Scrive Edmond Jabes ne Il libro della sovversione non aspetta: "Accettare il vuoto, il nulla, il bianco. Tutto quel che creiamo è dietro di noi. Oggi io sono, di nuovo, in quel bianco: senza lingua, senza gesti, senza parole". Raffaele Marone - autore inedito, ma già ben formato - condivide questa postura, tanto che in lui il bianco, il silenzio e il vuoto diventano vitalità allo stato puro, potenzialità creatrice, dalla quale attingere per dare vita a immagini materiche o rarefatte, che in quella luce silente si stagliano. Su quel campo di energia, le parole diventano canto per il "cuore / contadino" che le sa coltivare, si fanno sentire e vedere, prendendo così le distanze, ma con rispetto, dai 4'33" di J. Cage, cui è dedicata la poesia 18, dove le note attese, sempre imminenti, si sottraggono al tempo e allo spazio dell'ascolto. Un canto sempre in sordina, tuttavia, trattenuto, franto, che talvolta diventa indignazione per come sono andate le cose nella "terra / desolata". Quando capita, il verso diventa un coltello che non dà scampo. Emblematico, sotto quest'ultimo profilo, è il muro con il manifesto in cui è scritto "niente" della poesia n.10, la cui nudità icastica ci riporta ai monosillabi beckettiani, all'assurdo in cui abita tristemente la contemporaneità.


(Uscito sul numero 57 de "Le Voci della Luna", novembre 2013)



nudo bianco silenzio vuoto
(inediti, 2013)


1

Nello spazio
vuoto è rimasto
vento.

Il paesaggio è
scomparso insieme
all’orizzonte già

niente proprio
niente è
la figura mancante.

Nessun anima
viva a giro oppure
parla nella luce

solo luce

bianca



3

quella volta ho
cominciato a cantare dove
tutto è

silenzio intorno al cuore
contadino e poi
ancora di più

forte per la stanza senza
mura nel silenzio di una
città vuota

canto.



5

ricamiamo
sul nulla perché
sappiamo

solo ricamare



7

ogni muro è
una lontananza in mezzo
ad altri

muri e murazzi nella notte
scompaiono ma albergano
ratti e fantastici

bipedi assonnati prima
del mattino che costruisce
l’alba e muri

nuovi imbiancati e neve
che cade sciogliendosi
bianca

sui muri
nuovi
che scintillano

bianchi



10

hanno attaccato
il manifesto al muro
ieri

con su
scritto NIENTE e ognuno
ha sceso gli occhi

a terra temendo
la risposta in arrivo
al solito

“perché?”



12

io quando
vado al parco ci
passeggio

scricchiolo i sassetti tirando
mollichine ai passeri e alle
poche formiche passeggere

mi inchino ai pesci
rossi nella vasca
grande

e affilo
i denti e i coltelli
per tagliare

a pezzi
il mondo




18
(a J. C.)

bianco silenzio vuoto
che non c’è tra
noi in questa terra

desolata quanto
vuoi eppure mobilmente
viva negli anfratti

segreti di ogni
corpo che vive e fa
rumore pure

piano riempiendo
il vuoto di colore pure
bianco che si marezza

però
ogni quel tanto



19

chi è pavido appartiene
alla razza
degli spettri che camminano

senza toccarsi magari
prendendosi a sprangate
sulla testa

per paura che quell’altro
morda sul collo il ricordo
di tanti anni

fa



22

siamo bambini
che piangono mascherati
anche da orsi

pelosi e lupi e
coccodrilli o anche
serpenti dal veleno

breve a uccidere prima
di tutto
i sogni

come i ratti



25

Siamo sotto una pioggia
di nulla. Infatti
non
piove
non
siamo bagnati.

E pure ogni cosa
è intrisa
di nulla.



26
(a Maria Spelterini)

Non è del tutto
noto a noi il senso
del bilico però
solo a metà.

Il funambolo cammina
lungo il filo teso tra
un qua e un là sopra
il fragore lontano dell’acqua
che cade
sul clangore lontano
della città
gigante.

Se cade muore
sfracellandosi.

Se uno come me
muore cade
nel
vuoto.



27

Dopodiché provi
a parlare e dici
nulla.

Te lo metti sotto
il braccio e te lo porti
a casa.

Apri la porta
ti siedi al tavolo
vuoto.

Che cosa hai portato
a casa?

Nulla.



30

qua tutto
è nudo: una casa
che è una casa una strada che è
una strada

i morti sono morti

capisci adesso
perché amo questa
terra?


Raffaele Marone è nato a Napoli nel 1960



21 commenti:

  1. un elogio del bianco in tutte le sue forme...

    l'unica forma che non mi convince (ma è solo un mio modestissimo parere) è l'esagerata frammentazione del verso.
    così spezzato perde la sua forza, si indebolisce, costringe
    il lettore a sottostare a una sola direzione di senso.

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    1. il bianco tra verso e verso carica ulteriormente di senso ciascuna poesia: il silenzio è bianco ed è aria che passa.

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    2. il silenzio non è bianco, almeno per me.
      è trasparente :-)

      ciao Gugl, carissimo

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  2. L' osservazione di Carla è senz'altro condivisibile. Ad ogni modo il richiamo a Eliot con l'immagine della "terra desolata" è evidente. Anche dai versi di questo poeta napoletano, che leggo ora per la prima volta, scaturisce la visione della vita come una tragedia grottesca che richiama la poetica di BecKett e anche di Fellini con un volo di Pindaro... Sempre interessanti gli autori che Stefano ci propone!

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    1. lo leggi per la prima volta perché Marone è inedito sia in cartaceo che il rete. ciao!

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  3. Rosa Salvia17/11/13 16:42

    Ho dimenticato di firmare. Chiedo venia.

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  4. ecco.. io lo trovo perfetto..
    tutto questo nulla.. che il più delle volte non sento.. c'è..
    e quando lo leggi lo riconosci.. tutto..

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  5. margherita ealla18/11/13 18:40

    Il riferimento a Jabes mi pare particolarmente centrato
    così come il sottolineare che qui il silenzio e il vuoto "diventano vitalità allo stato puro, potenzialità creatrice", ben lontano dall'horror vacui aristotelico (e da qui occidentale). Emblematica in questo senso la 25, che preferisco assieme alla 5 e alla 22 fra quelle proposte-
    un caro saluto

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    1. scusate gli errori ( "ben lontani...)e l'involuzione della frase ( occidentale è l'horror vacui, l'oriente ha ben altro senso riguardo al nulla ..)

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    2. Margherita, senza errori non potremmo errare. E senza errare non capiremmo Jabes :-) ciao!

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    3. Stupendo! l'errare consentito dall'errore, Bello e vero, anche rispetto al capire Jabes.
      Bon, saluto, me ne vo errante, su!
      margherita

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  6. l'ho trovato molto interessante, non solo per il contenuto, ma anche per un uso che definirei sapiente dell'accapo, non so quanta tradizione ci sia dentro, ma so che respiravo il suo stesso ritmo e mi piaceva. di recente mi sto molto interrogando su metrica classica e verso libero moderno e ancora non ho trovato il bandolo della matassa...
    Loredana Semantica

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    1. se leggi bene nel novecento italiano, vedrai che la dialettica verso chiuso-verso libero è un falso problema. ciao!

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  7. Raffaele Marone19/11/13 14:39

    Ringrazio voi che avete commentato per avermi dato elementi nei quali mi ritrovo -il ritmo, il vuoto e l’oriente… - insieme ad altri che mi permettono di “rileggermi” - il non visibile, colori e non colori, fino a Fellini! E grazie a Stefano per l’ospitalità e la presentazione che, rintracciando echi di letture fatte un po’ di tempo fa, in particolare Jabès, mi far venir voglia di altre incursioni su quella tabula rasa dove mi sembra di veder accadere un po’ tutto. Un caro saluto
    Raffaele

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  8. lo spazio bianco è parte integrante del testo. la rottura della 'narratività' porta a una visione d'insieme del testo -divenuto frammento- che si produce nello spazio/pagina per permettere una lettura non solo verbale, ma anche visivospaziale.
    complimenti.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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    1. Lo spazio della pagina certe volte è per me proprio sostanziale. Grazie
      Raffaele Marone

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    2. si percepisce nella sua scrittura. diviene così: il 'suo testo'.

      un abbraccio

      alessandro ghignoli

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    3. La potenzialità di interrelazione stretta tra scrittura e spazio fisico (la pagina, ma pure superfici altre) che indica è un tema che vorrei esplorare anche in modi per me nuovi. Grazie ancora per il rimando ad elementi essenziali per la mia ricerca
      Raffaele Marone

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  9. Grazie a Raffaele Marone: bellissime queste sue poesie!

    e a Stefano Guglielmin!

    saragei

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