sabato 10 settembre 2011

Undici settembre, dappertutto


Dappertutto

(da Stefano Guglielmin
come a beato confine, Book Editore, 2003)


dietro il mare la mano a fuoco il golfo dove le navi a fiotti come il sangue talvolta i polacchi gli italiani i russi il passaporto con il jazz nei rioni nei bordelli bell’america lavora e cresce spurga la riserva impara a levare alto in cielo il corpo del sacrificio le sue torri la metro il topo l’umido sotto i sentieri che dall’oceano portano gas lavoro potano distanze dietro il mare la libertà in dolo


e d’altro canto tra l’eufrate l’oxiana il bamiyan le vie dell’oppio l’asfalto dove meglio corre la ruota al porto fino al mare alla statua al vicolo del bronx per vendetta sfamare morte voltare in diserbo il bufalo la capra i bambini prima che diventino uomini che tirino pietre quando il brucare ancora s’attacca al seno slatta e sorride al loro lutto imminente


e d’altro canto i bambini dappertutto e le donne dappertutto e i folli dappertutto e le madri dappertutto e dappertutto le parole la poesia e gli animali dappertutto i vuoti dappertutto e i modi in cui dappertutto preferendo questo quello scompare


chiaro che conoscere il ferro e l’effetto del calore sul ferro il suo diluvio là dove qualcuno veglia il giorno la salita dei titoli il proprio piccolo cuore chiaro che sapere l’effetto del fuoco sulla carne sull’equilibrio della borsa chiaro che tutto questo precipitare lontano sposti il peso la forza dell’occhio ogni suo precedente candore meno evidenti il rovescio che in quelle piaghe spurga e il selvatico che ancora adesso la pietra rilascia


prudentemente si legge il volo il fegato degli uccelli si uccide cesare si cerca il capro in ogni linea si nota come il bordo sbavi e la lingua tenga nei simboli il male il bello la fatica di stare tutti nelle torri in quest’isola spersa tenuta insieme dal fuoco dal centro in questa sfera che si scioglie ai poli ed ha intorno specchi alte frequenze stormi vecchie astronavi il progetto di uno scudo a cappello che sloghi la vista ed ogni altra presa


se fosse uno spot se questo testo fosse una voce multipla una spinta a stare in piedi ad applaudire o a piangere se fosse un ordine o l’insieme dei modi in cui stanno le cose se fosse una forma stabile un covo da far saltare se fosse un fosso dove le mani come in principio e le parole e i bambini come in principio s’addormentano se non fosse un filo teso una lingua stesa tra due vuoti somiglierebbe ad un paesaggio in guerra ad un vetro a scaglie dove rilucano primavera e tralcio l’insieme delle pasque da cui muovono i livori


biometria è minaccia che misura il fondo delle facce che saccheggia codici all’ostile scavando nella pelle nella radice di ogni specie la fronte e il gene il modo in cui l’occhio s’imprime sulla lastra biometria
è luogo della borsa è leva che sfama l’umano il disumano è trincea qui a due passi dove simile s’inarca sotto il tiro dei cecchini


metti che avesse covo in europa il terrorismo a milano per esempio a parigi e gli arabi dunque tirassero bombe dappertutto per cacciare il male il fare anarchico il tarlo che mina l’equilibrio la pace universale e metti che il popolo locale gente qualunque scegliesse la montagna la guerra partigiana per vincere l’orrore immagina le parole che dovresti usare il tono della voce il viso per spiegare a tuo figlio tutto questo per dare tregua alla sua fame


7 commenti:

  1. bellissimo.
    nc

    RispondiElimina
  2. grazie. gli a-capo sono differenti (e si sente che il ritmo non tiene, qui, talvolta), ma il format del blog non lo consente

    RispondiElimina
  3. sì, capisco.
    l'ho letto scandendolo e ho dato dei miei "a capo" col respiro. magari non coincidono neanche quelli con quello che tu sai di volere rendere. ma resta un testo splendido che nel finale semina un'immagine di terrore e freddo che mi resta addosso, mentre penso che non so più cosa sperare.
    ciao.
    nc

    RispondiElimina
  4. l'importante è sentirne gli snodi sintattici ed espressivi. Da quanto dici, li hai colti benissimo.
    io invece, non ho capito che sei! scusami, ma con le sigle faccio un po' di confusione.

    RispondiElimina
  5. natàlia
    (ciao)

    RispondiElimina
  6. Ricordavo questo testo splendido. Ma ritrovarlo qui mi fa molto piacere, ed è l'occasione per riscoprirlo.

    ft

    RispondiElimina
  7. grazie Natalia e Francesco.

    RispondiElimina