domenica 18 aprile 2010

Vimercate, poesia a caldo

foto di F. Bianchi


Due parole a caldo sull'incontro di Vimercate, Poesia nella rete. Gli interventi si sono polarizzati su 2 domande: sono vivi e a che cosa servono i blog di poesia? E: perché non esiste un pubblico della poesia? La mia impressione è che siano morti i blog degli ex giovani, quelli che hanno incontrato la poesia anzitutto in rete e che si sono autoproclamati innovatori della comunicazione letteraria. Quei giovani che ci credevano in questa missione, in questa rivoluzione offerta dalla rete. Il pubblico però non è arrivato ai loro appuntamenti sul territorio (mai visto uno spettatore, nei 4 anni che frequento l'ambiente, che non fosse un blogger-poeta). La colpa è comunque relativa, visto che, anche alle letture predisposte dai più grandi, il pubblico si conta a colpo d'occhio. Il pubblico-non-poeta non c'è, punto. E anche il poeta, quando si affaccia in sala, spesso sta lì solo per leggere i propri versi. A Vimercate non era prevista lettura e infatti c'eravamo solo noi, come direbbe Vasco, una ventina di operatori preoccupati per il destino della poesia dentro e fuori della rete. Le ragioni di questa scomparsa le ha spiegate bene Francesco Marotta: manca un'educazione permanente alla poesia; la poesia insegna a pensare e ciò disturba il potere; la scuola toglie ai ragazzi ogni entusiasmo rispetto alla libertà e alla gioia offerta dalle parole finalmente da fare. Invero, era sottointeso, mai c'è stato un pubblico. Dante lo dice qui e là (ma allora l'Italia era un sogno); dall'Unità, politica e scienze varie hanno relegato la poesia nell'orto dell'estetico che, ben presto, è diventa dell'anestetico. Ecco allora "Il politecnico" e "Officina" che cercarono un pubblico di sinistra (trovando invece resistenza proprio nel PCI, schiacciato da un super-io gigante) e la neoavanguardia, che riportò l'anestetico all'estetico, riconoscendo quest'ultimo quale luogo allegorico del conflitto reale, con buona pace degli operai che, negli anni Sessanta, parteciparono in massa agli impoetici scioperi per il contratto. Dalla metà degli anni Settanta cominciò la poesia contemporanea: milioni di poeti, zero spettatori, pochi lettori. Perché è questo l'altra questione emersa ieri, e nota a tutti: nemmeno i poeti leggono gli altri, dunque i blog di poesia sono eroici almeno in questo (lo dicono Ottavio Rossani e Giacomo Cerrai): per recensire i libri bisogna leggerli, capirli e, ovviamente, scriverne. Grande fatica e grande soddisfazione quando il poeta ringrazia (questo non è stato detto, ma lo dico io adesso). Inoltre i libri non si comprano, se non l'autore all'editore. Triste realtà, necessaria tuttavia in un sistema editoriale dove altrimenti leggeremmo 5-6 poeti l'anno, laddove almeno 30 valgono, ogni anno, Einaudi, Mondadori, Garzanti. I blog vivi sono dunque quelli in cui ci si spende senza risparmio e senza aspettare il padrino che ti tolga dal mucchio per pubblicarti gratis.
Guardando i visi del presenti, gli "anta" sono di casa; rari i più giovani: Matteo Fantuzzi, che ancora non ha digerito l'antologia di Liberinversi (e, sinceramente, non ho ancora capito perché), ma che ha il merito di portare avanti un sogno sulla triangolazione poesia-rete-pubblico, che tuttavia fatica a diventare un progetto reale, strutturato. Questione, questa della progettualità in genere, affrontato di punta da Dome Bulfaro (classe 1971), che lamenta la mancanza di coraggio ideativo in gran parte degli operatori culturali, che si muovono "come dei paralitici", anziché pensare in grande, presentando agli assessori, agli enti eccetera, progetti d'ampio respiro, gestiti sulla divisione del lavoro, come fa, per esempio, il sito Poesia presente  e A briglia sciolta

Io credo ci sia spazio per tutti: per i blog individuali, limitati nelle risorse, e per quelli collettivi, dove un regista, un poeta, un video maker costruiscono percorsi audiovisivi e/o interni a realtà complesse, come il carcere, gli ospedali, le scuole. Se già succede questo, chiaro che i blog di poesia non sono morti, bensì gestiti da gente di mezza età abituata a lottare per sopravvivere oppure da giovani rimasti fuori dagli entusiasmi antologici passati (cfr.Santagostini, Ladolfi, Cucchi), critici per altro felici nel riconoscere poeti davvero promettenti (Ponso, Pugno, Cattaneo, Biagini, Serragnoli, Zattoni e altri), lasciando magari fuori uno come Fantuzzi, che pur merita riconoscimento ufficiale, come in effetti sta accadendo. Un contributo interessante è venuto da due poeti d'antica militanza, Maria Pia Quintavalla e Luigi Cannillo, quando hanno parlato di "comunità di poeti", di "popolo di poeti" che discutono nella rete come accadeva un tempo nelle redazioni delle riviste o nelle case private. Si pensi alla Roma della Morante che vede Pasolini e Moravia e Pecora eBellezza oppure, 10 anni dopo, al sodalizio Sica, Salvia, Tripodo, Scartaghiande, Damiani, Magrelli, Lodoli ecc; o alla Milano dei Porta, Loi, Majorino, Raboni, Fortini (a sentire i due poeti milanesi, ora le cose non stanno più così, malgrado a me sembri, da esterno, che l'attività di "Milanocosa" e quella legata alla "Casa della Poesia" siano realtà molto attive sul territorio). Vero tuttavia che nei blog la discussione è ultimamente calata (su questo in gran parte si basa la sentenza di morte cui sopra riferivo) anche se la comunità di poeti, che partecipa senza rancori alla vita di rete, mi pare esista sul serio, così come, appunto, quella sul territorio: vedi Milano, l'area marchigiana, il nord-est (con i nuclei Verona, Vicenza, Trieste, Gorizia), Bologna (sul centro sud ditemi voi, qui nei commenti).

Un grazie sincero a Sebastiano Aglieco che ha curato l'organizzazione del convegno.

79 commenti:

  1. analisi perfetta Stefano.
    a me pare che ci sia un altro elemento (molto umano, troppo umano?) che è quello della propria visibilità. io noto che c'è più voglia, da parte del poeta, del poeta che della poesia (la propria, meno l'altrui).
    insomma che internet sia stato usato e venga usato come 'finesetrella' sul mondo poesia. in pratica, se mi riesce farmi conoscere con questo mezzo, bene, in caso contrario invito qualcuno (importante) a una pizza.
    tutto ciò non toglie l'ottimo lavoro di alcuni blog, che hanno saputo scremare e vagliare, e soprattutto hanno fatto /e fanno/ conoscere poesia e poetiche.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  2. Beh Gugl, come si diceva gia' altrove, i miei coetanei (me incluso) hanno fortemente usato la rete come incubatoio di opere poi tornate al cartaceo, anche al di la' del contesto sociale, politico o ideologico che le valida e le riconosce tramandandole.

    Inoltre, non credo al porta a porta: voler imporre la poesia e' come voler imporre di essere vegan o di entusiasmarsi alla numismatica di fine Ottocento, robe vocazionali. Aggiungi che molto spesso i "vocazionati" sono persone eccentriche, permalose, monomaniacali, non il massimo della compagnia. Le corrispondenze pubbliche degli autori passati testimoniano la sostanziale solitudine del ruolo. Insomma, un rapporto formale e distaccato, professionale, non vale meno che diventare amici per forza, quando l'obiettivo e' lo scambio di un prodotto in forma scritta quale i testi, le idee, le opinioni.

    Storicamente, sai e sapete meglio di me, la poesia lavora molto appartata e qualcosa di tanto in tanto percola nel mainstream. E' capitato a Tonino Guerra, Alda Merini, Mario Luzi, per motivi diversi. Se capitera' a Fantuzzi quale "missionario della poesia" 2010 (o a qualcun altro in altra forma), buon per lui, sara' la sua vita, il suo mestiere, che comunque influenzera' in modo molto relativo le nostre, di vite, e quelle del mainstream. Montale aveva capito tutto, col cinque per cento di poesia, no? Di che parliamo, dunque?

    A me pare, volendo ribaltare la prospettiva, che tanti di "mezza eta'" si rivolgano alla poesia attiva come surrogato di una vita politicamente frustrata dalla situazione corrente, con gravi riflessi sul loro mondo ideale e su quello quotidiano, perdita di status e rispetto sociale. E' insomma una riaffermazione di ruolo. Anche da questa prospettiva si generano opere interessanti che poi passano al cartaceo (citerei Aglieco stesso, che mai ha fatto mistero della componente narcisistica che lo anima, assieme ad altre, pedagogiche, legate al suo ruolo di insegnante), ma nulla di epocale.

    In definitiva, ormai piu' vicino agli anta che ai enta, davvero credo che ognuno debba fare cio' per cui e' portato. Hai ospitato Chiara Daino, sotto, che dice "io non vi credo!" a chi tenta di sedurla o riempirla di chiacchiere. Mi sembra un atteggiamento lucido, nessuno crede a nessuno oggi, nemmeno a Cucchi, Ladolfi e Santagostini (e chi ci crede lo fa a suo rischio e pericolo).

    E se alla poesia mancano buoni manager, e' perche' non c'e' torta da spartire, non c'e' mai stata. In un analogo topic da Fantuzzi dieci giorni fa erano state avanzate proposte di vario tipo, tutte cadute nel vuoto: messa in rete degli archivi cartacei delle riviste di nicchia, portale superiore partendo dal PoeCast, creazione di una sorta di gruppo di lettori analogo a quello messo su da Cortellessa, quali espressione della militanza popolare. Tutto ignorato, come se si fosse riempito un colonnino tanto per dire, ad minchiam. Ad analoghi post negli anni, molto dibattuti e pieni di idee, e' capitata la stessa sorte.

    Ecco, la situazione e' questa: un mare di chiacchiere come detto sopra. Spiegami tu, spiegatemi voi, dopo aver capito l'andazzo chi mai prendera' sul serio chi, in questo ambiente. Rimangono i libri, che sono poi il nocciolo dell'attivita' tutta. Non li compra nessuno, neppure la comunita' stretta, ma questo e' un effetto della patologia, non la causa.

    Scusate il papiro. GiusCo.

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  3. Bella questa della dimensione narcisistica!!! Non l'ho proprio capita, scusatemi proprio,e non mi ci riconosco. Io ho sempre fatto riferimento piuttosto a un narciso che non è sicuramente il mito che che la modernità, a partire da Freud, ha utilizzato per dichiarare ed eventualmente curare i suoi mali. Il mio narciso è il mito, forse pre greco, sicuramente mediterraneo, del mondo che si specchia e si conosce e prende coscienza di sé e della sua dimensione sociale. Non sicuramente il mito del narciso che annega perchè non sa vedere al di là del proprio naso. Tutto quello che faccio che ho fatto e che spero farò ancora, vuole rispecchiare questa idea che non è mentale sicuramente, ma etica, di vita e di comportamenti. Ma questa tua affermazione, caro Giuseppe, se ho interpretato bene, o forse non ho interpretato bene, non so, mi dice veramente quanto si leggano poco le parole degli altri e quanto degli altri spesso ci colpisca una immagine fittizia, che sarebbe bene non sottoporre al vaglio di un giudizio sommario se non si conoscono le persone. Mi scuso con Stefano per questo chiarimento personale
    Sebastiano Aglieco

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  4. condiido la tua lettura, Alessandro.

    a Giuseppe: il tuo pessimismo è noto (a in gran parte condiviso anche da me). se guardo dal punto di vista di molti poetidella mia generazione: non siamo passati dalla rete al cartaceo; siamo sempre rimasti al cartaceo, cercando di usare anche la rete;
    in questo senso, non scriviamo perché frustrati politicamente (strano, ma vero: la maggior parte die poeti della mia gen. è di sinistra); scrivevamo già da adolescenti, come voi, credo.

    le tue proposte devo essere prese in considerazione da te, anzitutto, e da chi ha gli strumenti e il tempo per fare ciò che dici. a me, in rete, sta bene anche parlare di poesia, mnostrare qualche testo. la militanza cerco di farla fuori, quando vado nelle scuole, quando insegno agli adulti e ai miei studenti, quando scrivo saggi e pubblico libri di poesia. Quello che dici tu, mi pare, insomma.

    grazie per l'intervento.

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  5. Sebastiano, ho riportato le parole che hai piu' spesso citato in blog ultimamente, tuo e dove ci si e' trovati a discutere. Non ho gli strumenti per farmene un'idea preventiva. Ho capito dalla poetica che esprimi con la vicinanza a La Vita Felice di De Angelis (che ammiro come poeta) e dalle varie recensioni ai tuoi libri, compreso l'ultimo, che e' un aspetto insito in una poetica. Ognuno ha i propri e ora comprendo meglio quello che dici nello specifico tuo. Grazie del chiarimento.

    Ma citare l'esempio specifico voleva piu' che altro riportare all' "io non vi credo!" di Daino. Guardate questo articolo sul blog di minimum fax, sul mondo critico & affine: http://minimaetmoralia.minimumfax.com/2010/04/16/i-sette-peccati-capitali-della-critica-italiana/ . Ora, io immagino che la poesia sostanzialmente sia un mondo meno ingnobile di quello, perche' piu' povero ancora. Allora ben venga l'attivismo e ben venga quel che dice Stefano sul come darsi da fare (e infatti non rimbrottavo te, Stefano, fornivo un ideale contributo al tema da non intervenuto all'incontro).

    Pero', ecco, riprendendo l'idea di Alborghetti di un portalone tipo quello svizzero, che migliori il PoeCast di Della Mea e raccolga gli ultimi venti-trent'anni di esperienze anche cartacee, gli ultimi sviluppi audio-video, editoriali e quant'altro. Sarebbe -o dovrebbe essere- un passo operativo coagulante sul quale convogliare discussioni ed energie comuni.

    Costi, gestione del server, degli spazi, degli aggiornamenti, delle risorse di banda. Immagino i costi intoeno ai 500-1000 euro l'anno, a farlo per bene su base volontaristica. Un certo indirizzario ce l'ho, chi e' interessato lo dica e cerchiamo di fare un passo avanti, per cio' che riguarda la sistemazione della rete.

    Buon pomeriggio a voi. GiusCo

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  6. Aggiungo e chiudo: buona parte del lavoro discorsivo e di censo l'avete gia' fatto voi (Aglieco/Marotta) e lo fara' a breve il prossimo appuntamento di Verona. Il mio dare noia e' concretamente mirato alla realizzazione del portalone, nella miglior forma e al minor costo/tempo possibili. GiusCo.

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  7. Naturalmente ignoro come Verona porterà avanti, o altrove, il dibattito: so che nell' enumerare i numerosi pregi dellla scrittura in rete, ho parlato di una sorta di rifondazione dei due poli, l'autore, e la (sua?)comunità, di cui, al centro, ricompare il fantasma del "lettore ideale", alla Eco; ma soprattutto una percezione spaziale-temporale inedita,fatta da simultanietà e confutabilità, di veicolare nuovo pensiero critico, oggi in disuso, che è materia densa.Che è portatrice di democrazia,(antigerarchica), e forse di voglia di dibattito vero, fuori dal coro. Poi ci sono i gruppi di riferimento,e di appartenenza più sfumati, una ripresa della militanza critica,un desiderio di archiviazione e memorabilità che nulla invidia al cartaceo.. insomma: chiavi di autocoscienza nuova, di aperure comunicative, informative, di cui c'era salutare bisogno ( oltre ad una correzione del canone, e ripresa di pensiero più connotato, non debole, e di ideali, etc.)
    Maria Pia Quintavalla

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  8. caro Giuseppe, giovedì vedo Alborghetti, così provo a parlarne.

    Grazie Maria Pia per la precisazione.

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  9. E' ancora oggi divina la commedia che si consuma intorno alla parola, parola poetica e critica di quella poetica. Già dalla prima che, in fondo, incrementò entrambe. Mi riferisco al monumento, del vate, l'opera che, pare,ebbe dalla sua prima uscita uno straordinario successo, e contribuì al processo di consolidamento di un dialetto come lingua italiana. Una globalizzazione ante litteram!E' particolare un fatto e allo stesso tempo emblematico, e cioè che del testo in questione non si possieda l'autografo, ma copie e copie di copie sin dai primissimi anni della sua diffusione, e fino all'avvento della stampa. Tutto rigorosamente manoscritto, in un ampio numero di copie… copiate! Ma anche la pratica della chiosa e del commento al testo, si diffuse nello stesso periodo in così vasta scala che iniziò da allora la lunga collezione, che si fece tradizione, di letture e studi che ancora non si è interrotta ma ha aggiunto altresì commenti ai commenti sui commenti del testo, anzi delle copie del testo. Secolare il commentare? Sono così numerose le testimonianze manoscritte della "Commedia", che non è solo quella monumentale della vita umana e la sua intersezione con il sogno del divino, ma è una procedura e la proclamazione di una metodologia alla costruzione della parola stessa, quella che attanaglia, parola che spoglia e riveste più antiche locuzioni, o ne genera di nuove, fatte alla zecca dell'officina dantesca. Testo critico, la poesia, nei confronti della parola, dell'etica della parola, della politica come espressione e comunicazione oltre che depositaria di scelte e programmi, della ideologia e del contrasto tra ciò che è fede e ciò che asserzione dogmatica. Leggendovi, tutto questo non mi sembrava superato, non mi sembrava cioè che la contemporaneità avesse di un passo superato quelle soglie, quelle spoglie.
    Sono contenta allora quando la parola poetica sguscia, sfugge dai mercati, dalla bancarelle che la vorrebbero pro(i)stituire tanto quanto si fa con altre disciplinate o meglio disciplinabili attività speculative. Poesia si attesta non nella candida rosa, non nell'empireo ma nell'infero mo(n)do
    in cui niente e nessuno possiede alcunché se non un cammino, nel mezzo di una selva brulicante, con masse come ombre che si muovono in raccapriccianti e fetidi spazi, ma è territorio, quello di quei corpi, tutti, scena e ombre insieme, che sprizza energia e vita più del sublime nitore del più alto dei cieli inscrivibile nel cerchio di una pupilla, anche se quella era di un poeta. Grazie a tutti voi, fernanda f.

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  10. rispondo a un paio di punti giuseppe dei quali mi sono invece informato:

    atelier ha in previsione di mettere on-line tutto il cartaceo, partendo dagli ultimi numeri (più difficile appare la questione dei primi... ma ci si prova). ALI ha un poco più di questioni... ma credo che il buon GRM opportunamente stimolato darà soddisfazioni :)


    la questione della fruizione, beh non so se è come diceva ieri la quintavalla che la regione è particolare, però ti posso parlare di un sistema emiliano-romagnolo poco propenso ai circoli poetici chiusi e molto propenso a mirare alla gente. per non citare le robe che faccio io (che però sta su quelle cifre), in ordine sparso il poesia festival a modena, ma anche quello di parma, poi amobologna, ma metterei anche territori non legati a festival puri, penso a santarcangelo (terra di baldini ecc.), cesenatico (terra di simoncelli, moretti ecc.) o longiano con la fondazione balestra, e non è un caso che ci siano sempre organizzazioni fortemente territoriali che tirano fuori la gente da casa. sono tutti esempi dove se va male ci sono 100 persone alle letture, e i libri si vendono. una cosa simile l'ho vista a topolove, confine tra friuli e slovenia, festival appunto "tra le case" di un paesino sperduto sopra cividale, una delle cose più belle che abbia mai visto in vita mia.

    matteo fantuzzi

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  11. ciao stefano, sono gilberto.
    certo che i blog servono, vivono o sopravvivono con la passione singola, come altre realtà ad es. le riviste o i microeditori, sinceri e seri. ma come fare per rendersi meno specie protetta e più in azione? insieme.
    sui blog si conoscono libri, questa è già una grande funzione, dato che sulla stampa e in tv ci sono solo "marchette" a libri che non avrebbero necessità di un traino.
    credo che dome e matteo abbiano ragione, che il pubblico si possa trovare o almeno vada incuriosito. del resto poesia presente da anni rende visibile e viva la poesia, anche se più performativa, ma dato che gli autori visti sono reali, poi si possono leggere.
    se lavoriamo a rendere serio e sincero l'ambito poetico, leggeremo di più e libri di qualità, che ci sono. e smettiamo di chiamare editori quelli che ti stampano, profumatamente, libri che gli autori regalano ai parenti e mettono in cantina! l'editore è quello che promuove i libri, come diceva ombretta non tutti fanno pagare.
    la realtà è che si deve lavorare insieme, almeno se il progetto comune è quello di far scendere in strada la poesia, nella voce e nelle mani. molti, e milano ne è l'esempio, lavorano in parallelo e meglio se di spalle, ignorandosi di proposito. quanto al fatto che milanocosa e la casa della poesia siano attive, ho molti dubbi. non basta essere attivi in proprio, si deve riconoscere e ospitare, raccontare anche l'altro, quanto non ci assomiglia o piace, ma rende credibile un mondo poetico che resta confuso e paludoso, mi pare.
    grazie.
    gilberto
    edizionidelfoglioclandestino.it

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  12. a Fernanda: "Poesia si attesta non nella candida rosa, non nell'empireo ma nell'infero mo(n)do
    in cui niente e nessuno possiede alcunché se non un cammino, nel mezzo di una selva brulicante, con masse come ombre che si muovono in raccapriccianti e fetidi spazi, ma è territorio, quello di quei corpi, tutti, scena e ombre insieme, che sprizza energia e vita più del sublime nitore del più alto dei cieli inscrivibile nel cerchio di una pupilla, anche se quella era di un poeta". Tutto ciò è esattamente quanto abbiamo convenuto, ma riguarda l'opera. a Vimercate si è parlato del pubblico e della rete.

    a Matteo: le letture pubbliche lo so che ci sono. però che abbiano almeno 100 persone che non scrivono (quando vado al cinema, quanti registi, sceneggaitori eccetera ci sono?), mi pare improbabile, a meno che non sia dentro un festival dove, soprattutto, si mangia la salciccia e si beve bene.
    Di topolò, sappiamo quanto sia singolare: ne ha parlato altrove Tomada, ma farebbe piacere se riprendesse la questione (chi paga, chi è invitato, eccetera)

    a Gilberto: "il pubblico" va incuriosito ma, prima, educato. Dunque bene le letture pubbliche, ma se poi ci sono solo i poeti, a che cosa servono sotto il profilo politico (della "polis", intendo)? Il porta a porta è insopportabile: ci si trova a mezza via, fuoricasa tuti: pubblico e poeti.

    Sui libri a pagamento; hai ragione: un editore bravo se ne intende anche di marketing e crea occasioni in cui vendere il suo prodotto. Qui l'editoria è lacunosa, facendo leva solo sulla televisione e, poco, sulla radio. Nessun coraggio e investimento rispetto alla creazione dell'evento (che non è solo Biamonti che legge Dante in chiesa o Zanzotto seduto e vecchio che parla della resistenza italiana). Grazie inoltre per aver dato una visione dal di dentro della vita culturale milanese.

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  13. Ho letto di Topolò, io posso dire qualcosa ma sono un semplice affezionato, e non un organizzatore, purtroppo.

    Topolò è una borgata nelle valli del Natisone, interessata come tutta la zona da problemi di spopolamento. Da poco più di dieci anni, grazie alla tenacia e alla bravura di Moreno Miorelli, Donatella Ruttar, Antonella Bukovaz e Michele Obit (ce ne saranno di certo altri e mi scuso se non li nomino) vi si svolge una rassegna-incontro di arti, e fra queste anche la poesia. La sezione di poesia, Voci dalla sala d'aspetto, è curata da Miha Obit.
    Per i fondi, non so quantificare di preciso quanto ricevano e da chi. Si tratta però di un evento unico nel suo genere, per spontaneità e valore.

    Secondo me è molto più facile far sorgere iniziative di questo tipo in piccoli centri piuttosto che in grandi città, perchè nel piccolo centro riesci a coinvolgere tutta la comunità, che ne fa un po' la propria bamdiera, o almeno un patrimonio condiviso. Simile, e a suo modo anche di dimensioni ( e interessi economici) maggiori, è anche la situazione di Medana in Slovenia, dove è nato un festival di poesia a livello mondiale con centinaia di spettatori. Ma anche in altri casi le centinaia di ascoltatori sono possibili: di recente ho visto incontri frequentatissimi vicino a tricesimo, organizzati da Maurizio Benedetti, ad esempio. O un altro evento a cui ho avuto la fortuna di partecipare, a Costa di Rovigo, come prosecuzione del Premio Anna Osti: i testi di alcuni dei poeti premiati sono stati musicati da gruppi musicali locali, con il duplice risultato di avere un lavoro di grande valore e un elevato numero di presenti agli incontri, nonchè di copie vendute, se vogliamo essere pratici.

    Serve qualcuno che creda nel progetto e che abbia la tenacia di portarlo avanti, certo. Ma, riflettiamo anche su questo, servono uno spirito realmente collaborativo e lontano dai giri di amicizie che spesso governano le "nostre" scelte, una vera voglia di confronto e - non trascurabile - un valore effettivo di ciò che si propone.

    francesco

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  14. Ho dimenticato di scrivere che la rassegna di Costa è curata e voluta soprattutto da Luca Rizzatello, a cui mi sembra necessario rendere merito.

    ft

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  15. Di tutti i pessimisti, anche catastrofici, Fantuzzi e Cornacchia sono quelli che preferisco. Perchè lamentano spesso, a volte anche con una vena un pò cinica e disincantata, che la poesia l'è morta (e anche i blog, i lettori ecc.ecc.) e poi non smettono di lavorarci intorno, sopra, sotto, dentro, con immutata passione. Se la poesia è morta, dico io, allora tribalmente balliamo una giga intorno al suo cadavere, e poi mangiamocelo. Dopodichè ricominciamo da capo.
    Non c'è niente di eroico, caro Stefano, e nemmeno di catastrofico. Mi sembra la storia del 2012. Dubito che tocchi proprio a noi assistere alla fine della poesia, una roba che dura da circa 5000 anni. E a volte mi sembra che si parli di uno specifico italiano, di un problema eminentemente culturale, che credo vada di pari passo con la situazione in cui la politica ha gettato molte altre situazioni di questo paese. L'Italia, lo sappiamo, è un caso anomalo in quasi tutto. Forse semplicemente la poesia dovrà trovare altre vie.
    A Vimercate non c'è stato tempo di dire un sacco di cose. Una delle quali assomiglia molto a quanto qui dice Giuseppe. Una delle cose che avrei voluto dire, e che non ho detto, è infatti la necessità di passare, per quanto riguarda la poesia sul web, da una rete interconnessa ma inconoscibile (nel senso che necessita comunque di una comunicazione a priori es:indirizzo) a qualcosa che può essere mutuato, un pò alla larga, dalla cosidetta Internet delle cose (IoT). Ovvero un sistema che metta in relazione (o raccolga) gli "oggetti", tutte o quasi le risorse poetiche attualmente disperse in rete (ad esempio le decine e decine di ebooks o numeri di riviste in copia digitale, nonchè gli altri "oggetti" poetici come video, interviste, letture e così via). Che lo si chiami portale o altro è lo stesso. Al di là delle comprensibili differenziazioni (poetiche, estetiche, canoniche) quello che bisogna combattere, analogamente a quella scolastica, è la dispersione poetica. Si può tentare di fare un UbuWeb italiano, o una Poepedia su una piattaforma aperta e collaborativa di tipo wiki, o altro, sono tutte idee, parliamone. Ma questo è il versante tecnico, e non dico mica che sia facile, dico però che sarebbe un sogno che l'editoria canonica non si può permettere. Poi c'è un discorso di coordinamento delle iniziative, come queste di Aprile. E c'è il problema endemico della visibilità, dell'individualismo (e non parlo certo della singolarità artistica, sacrosanta), dell'avere l'ultima parola. Il problema, come in politica, è chi farà un piccolissimo passo indietro per costruire una comunità niente affatto virtuale, anzi piuttosto "pesante".
    Saluti
    giacomo

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  16. ottime proposte, Giacomo.
    vediamo che cosa succede.

    riguardo alla poesia, credo che nessuno abbia detto che è morta o sta per morire.


    grazie Francesco per la precisione topolonia :-)

    rimane, in generale, la domanda su chi debba cominciare. la mia idea, solo abbozzata, è che si paghi qualcuno (o un gruppo che diventa agente per conto terzi) per farlo, per gestire un sito come quello che dice Cerrai e Alborghetti e altri. può darsi che con 50 euro l'anno, se siamo in tanti (50 blog?) si trovi il referente adatto.

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  17. vorrei contribuire con una mia apportazione ispanica.
    in Spagna, appunto, si fanno un sacco di incontri finanziati da comuni-ministeri-equantaltro, si spendono un sacco di soldi (un paese che produce 120 disoccupati all'ora, ma è un altro discorso), si invita, si chiacchiera, addirittura si parla di poesia!, e allora? migliora qualcosa? vuol dire che si scrive una poesia migliore? forse posso conoscere personalmente qualche poeta in più, magari simpatico, qualcuno -addirittura!- conquista cuori, si sa la poesia aiuta.
    non voglio passare per un pessimista, ma a me l'impressione è che si centri tutto, forse troppo, sul poeta, e meno sulla poesia.
    la classica domanda, l'hai letto (nome dell'autore)? mai: hai letto (titolo del testo)?
    ecco, riassumo qui le mie esperienza poco italiche e più iberiche. ma mi sembra che più o meno...

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  18. margherita ealla19/4/10 22:49

    A. Ghignoli dice bene: è la poesia che è patrimonio dell'umanità, non certo il poeta
    (oh, è anche vero che c'è il ciclo di decomposizione :),vabbè anche il poeta ci prendiamo)
    detto questo, e sottoscritto da parte mia le considerazioni di Marotta ("manca un'educazione permanente alla poesia; la poesia insegna a pensare e ciò disturba il potere; la scuola toglie ai ragazzi ogni entusiasmo rispetto alla libertà e alla gioia offerta dalle parole finalmente da fare"), che tu gugl hai ottimamente ripreso nel post, così come quelle di altri che ho letto qui e ho ascoltato a Vimercate
    credo che la proposta di Giacomo relativa ad una "Poepedia" sia quella che più si avvicina all'utilizzo della rete per quello che è,
    inoltre è una proposta concreta e fattibile, consente una concentrazione delle energie e non la dispersione in rivoli.
    questo senza grandi aspettative di numeri (di lettori), perché insomma la lettura, soprattutto della poesia, è un piacere, ma un piacere lento.

    Ciao.

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  19. ma come mai agli appuntamenti di Dire Poesia a Vicenza, ci sono sempre un centinaio centinaio di spettatori non-poeti (e pochissimi poeti, che anzi forse snobbano Patrikios, Dunn, Hassler, Romero, Yang Lian, Magrelli ealtri, perché poco underground?)? Che sia l'alto budget messo a disposizione da comune e banca e il cartellone internazionale? il fatto che queste istituzioni hanno spettatori fedeli che partecipano a qualsiasi iniziativa che abbia un marchio, appunto, "istituzionale"? Bye, GTZ

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  20. Sarò provocatorio ma fino a un certo punto:

    Ho letto con interesse tutta la discussione, e innumerevoli risposte che avete lasciato.
    Se devo essere sincero non capisco se io faccio o no parte del vostro stesso mondo... Ho visto letture di poesia con passa-parola su facebook portare a riempire un locale e le persone che si trovavano lì per bersi una birra in santa pace fare silenzio e alla fine applaudire, e solo il 5% del pubblico era 'di persone che scrivono', io stesso ho letto in piazza e vi posso assicurare che anche nel veneto opulento se uno dice delle cose sensate le persone si fermano ed ascoltano - questo è difficile però, perché si chiama confronto, e vuol dire poter essere anche deriso, vuole dire essere responsabili davanti a un pubblico, un pubblico per di più non selezionato; forse è questo il problema?, il poeta dovrebbe arrivare là, con i suoi testi mediocri, leggerli con la sua vocina da passero raffreddato, tentennante, e per di più pretendere che qualcuno lo capisca... Che qualcuno gli chieda, tu poeta che cosa ci vuoi dire?, oppure, vice-versa, arrivare con qualche verso finto-flusso-di-coscienza dove amore e dolore occorrono due volte per verso e pretendere che qualcuno lo prenda sul serio. Il problema sono i poeti. E il modo di pensare dei poeti, reclinati su se stessi, prigionieri di se stessi. Quanti poeti sanno un minimo di informatica per potersi fare una grafica che non sia pacchiana di un evento che vuole proporre, quanti sanno che cosa sia un feed, quanti usano twitter per parlare alla gente e non agli altri appartenenti allo stesso squallido gruppo sociale, quanti di loro poi saprebbero fare un montaggio video e allo stesso tempo leggere una poesia da mettere su youtube con le tag giuste perché i motori di ricerca le diano una certa rilevanza. Ah, no, noi siamo poeti e basta, figurati! Ecco il problema allora è tra i più vecchi del mondo, non volersi adeguare alla contingenza, essere a ogni costo 'fuori dal tempo e dallo spazio', e però allora non lamentatevi, abbiate la dignità di tacere, la tomba ve la scavate da soli. Non è, forse, che in questo paese il poeta non sa semplicemente fare il suo mestiere e preferisce, spinto dal suo ego smisurato a fare la vittima?, negli altri paesi del mondo si fanno 'azioni poetiche', vedi il Messico, o si trovano dei cammini sinergici con la street-art, basterebbe vedere Milano con Ivan, nella sperduta Varese i ragazzi il fine settimana si incontrano nelle piazze per trascrivere le loro poesie con il gesso nelle piazze, e, mi spiace dirvelo, tutti questi, che sono poeti, vengono letti molto di più di voi che vi definite poeti. La poesia muore perché nel mondo della rivoluzione dell'informazione c'è chi gioca ancora al piccolo intellettuale romantico.

    Mi sto stancando di stare dietro a questo mondo irrazionale di 'poeti', tutti mi dicono di riprendere con la narrativa, forse dovrei fare proprio questo - almeno il mondo della narrativa ha una regola semplice che in queste aule non troverà mai spazio: ti leggono, ciò che scrivi piace, hai pubblico; vai avanti.

    Buona notte 'Parnaso', uno scorato Francesco Terzago.

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  21. caro Terzago, il mondo dei poeti te lo stai inventando tu. e comunque, anche se esistesse un modo così insulso, certo non passa di qui. Se ti informni meglio vedrai che, chi pasa di qui, legge in pubblico, va nei bar a leggere, si mette in discussione. tutte cose che, mi sembra, tu non fai.

    infine: nemmeno montale sapeva usare you tube (non solo perché non c'era). che cosa c'entra con la poesia che si scrive?

    dobbiamo fare l'elogio della mediocrità, al fine di togliere la divisione del lavoro?

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  22. caro Giovanni, rispondo: a Vicenza ci sono le banche e la gente va perché, se manchi, se ne accorgono tutti. negli incontri non dopoati, quel publico non c'è: vedi quando facciamo letture alla mondadori.

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  23. ad Alessandro e Margherita: condivido la vostra idea.

    Ringrazio particolarmente Margerita, che c'era a Vimercate, ma non si è fatta riconoscere. Anche lei è stata colpita dalle esigue presenze.

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  24. ecco. mi pareva. Penso anch'io che sia così. ma intanto ci vanno e ascoltano e questo contribuisce a far sì che si possa continuare ad ascoltare poesia e ad incontrare poeti, anche per chi, come noi, non ha forniture di doping. Lo so che ciò non contribuisce a far crescere un pubblico stabile (quello che ci andrebbe comunque anche senza il doping), ma intanto, per me, avere questa possibilità di ascoltare e magari, come spesso avviene, anche incontrare i poeti....bè...con i tempi che corrono è tutta fuffa. Amen. Ciao. GTZ

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  25. Grazie per il resoconto e la puntuale analisi, Stefano.

    Un saluto a tutti.

    fm

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  26. Il PoePedia mi pare un'eccellente idea, tralaltro a costo quasi zero se inserito nella piattaforma wiki. Non me ne intendo e non so come entrare in contatto con loro o chi li rappresenta, per la proposta del progettino e la successiva creazione delle pagine di nostro interesse; ma posso dare un'occhiata. Grazie anche a Fantuzzi per l'interessamento verso gli archivi delle riviste cartacee ultime. Andiamo avanti. GiusCo.

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  27. PoePedia è geniale, così come di mettere on-line in cartaceo di molte riviste, almeno finchè rimarrano le riviste...

    Un caro saluto e ci vediamo a Verona!

    Chi verrà? Non so il programma...

    Luca Ariano

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  28. su Verona: un programma è necessario. dà l'idea, fra l'altro, che gli organizzatori hanno un progetto.

    dunque: chi è iscritto a parlare? su quali argomenti di preciso? come si dipana il pomeriggio (ci sono letture poetiche, video, installazioni, studiosi autorevoli invitati? le riviste ci sono?)

    io ho provato più volte a capire questo, a chiederlo, ma non ho ancora risposte convincenti. Con tutto il rispetto per Alessandro Assiri e Claudio di Scalzo che, mi pare, sono gli organizzatori.

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  29. Parlo per me: io introduco leggendo una breve selezione di poeti del Novecento, giusto per rompere il ghiaccio. Del resto non so. Volevo scrivere un articolo per Farepoesia su Vimercate-Verona ma senza un programma mi diviene difficile. Su Vimercate riesco, c'è tutto ed anche un bel dibattito...

    Un caro saluto in attesa!

    Luca Ariano

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  30. Davvero si era pensato che i blog facessero aumentare il pubblico della poesia? I blog di poesia (quelli seri e ben fatti, che per fortuna esistono ed hanno la loro funzione) sono seguiti da chi già si interessa di poesia. Non credo che abbiano la capacità di far aumentare il numero dei lettori di poesia, ma offrono un servizio a chi è già interessato ed opera nel settore. Credo invece che una funzione importante debba svolgerla la scuola. Abituare i bambini ad ascoltare la poesia, ad abituarsi ad essa, a scoprire la meraviglia della parola. Credo sia importante l'ascolto, la capacità di fare silenzio per ascoltare. Per chi è già adulto è difficile. Bisogna promuovere la cultura poetica, che è altra cosa dal dire tutti devono essere poeti. Non tutti devono essere poeti, ma tutti dovrebbero essere messi in grado di conoscere e apprezzare la poesia. e in questo senso la scuola è fondamentale.
    Un saluto a tutti
    Mauro Germani

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  31. a me sembra che, rileggendo i 5-6 anni di bloggaggine in rete, l'idea di incrementare i lettori di poesia ci fosse. in parte ciò è accaduto, ma sono lettori-poeti giovani (il che non è male, anche visto il discorso di Mauro sui compiti della scuola. Tuttavia la scuola è un gerontosauro burocratizzato, che svoglia chiunque non abbia cuore e fegato da fringuello.

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  32. abituare i bambini alla poesia??! ma loro ce l'hanno già dentro! chi dobbiamo abituare sono i maestri e le maestre! la mia piccola esperienza presso le scuole medie italiane a Madrid, mi ha portato a questa affermazione... purtroppo.

    un abbraccio

    alessandro ghignoli

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  33. Ciò dimostra che il dibattito, è incessante,su ogni aspetto: nascita, vita e morte (apparente) della poesia hanno bisogno di proseguire, ed hanno bisogno di oralità, quella del blog, e quella del reading, non si escludono: ma sia la scuola, con gli operatori che l'editoria, non sembrano pronti,ma soprattutto il nuovo, quanto prodotto dal blog stesso, che è un modo molto poiein, inedito per certi versi, che va maggiormente "attuato", come scriveva Giacomo Cerrai, radunando infine, si auspica quanto comincia d essere tanto, memorabile e catalogabile, anche. Certamente a metà, tra "l'attuale e il contemporaneo", come direbbero i russi poeti, inizio del secolo scorso..Lunga vita ai blogs di e della poesia, dunque!
    Maria Pia Quintavalla

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  34. Sulla scuola vorrei dire anche io una piccola cosa, anche perchè come Stefano ci lavoro (pur insegnando qualcosa che non ha niente a che fare con la letteratura). Alcuni fra gli incontri più belli che mi sono capitati sono stati proprio nelle scuole, ma erano rivolti a gruppi poco numerosi di studenti - diciamo una classe alla volta - e privilegiavano un approccio diretto: lettura di qualche testo prima dell'incontro, e poi uno scambio vero di impressioni, domande, dubbi, critiche anche dirette. Per fortuna gli studenti hanno una schiettezza, e spesso una profondità quasi ingenua, che con il tempo a volte si perdono, ed è allora possibile effettuare un approccio quasi "sperimentale" con la poesia, che certo va studiata, ma va anche "provata" sulla propria pelle.
    Se, almeno per aree geografiche, fosse possibile proporre un progetto in questo senso, con la disponibilità di alcuni di noi, io mi ci spenderei volentieri. Però, da parte nostra soprattutto, ci vuole disponibilità vera a mettersi in gioco, e deve essere un gioco senza rete.
    Non costa molto. Pensiamoci.

    Francesco

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  35. Faccio questo lavoro coi bambinetti da anni, come sapete. Eseprienza ne ho da vendere. Dispiace spesso vedere gente che si improvvisa a gestire corsi, come se bastasse insegnare una tecnica
    Sebastiano

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  36. con "i poeti di alpe adria" abbiamo fatto delle proposte alle scuole, da verona a trieste. il risultato è stato misero (nessun invito). comunque, letture nelle scuole della mia provincia le faccio tutti gli anni. l'esito dipende soprattutto dagli insegnanti: c'è chi vuole far vedere di essere un esperto (rovinando il dialogo con gli studenti) e chi si mette da parte, lasciando a loro la parola. meglio una classe per volta. meglio che i ragazzi preparino l'incontro, leggendo versi del poeta ospite. meglio ancora quando la scuola adotta il poeta e lo fa lavorare più volte con gli studenti (era questa la proposta di alpe adria). Rimane il problema della burocrazia e del finanziamento del progetto.

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  37. Caro Stefano, ho ribadito in tutte le occasioni dove mi è stato possibile la gestione assembleare dell'incontro di Verona. Un appuntamento programmato da 4 mesi che ha sempre voluto essere una libera discussione e un momento d'incontro per chi ritiene di avere proposte da fare, senza mai chiudere porte a nessuno. Per arricchire il dibattito sono state invitate, e sollecitate a farlo, quante più persone possibili e chiunnque avesse idee da discutere per analizzare il paesaggio contemporaneo. Esistono proposte che a Verona verranno discusse, esistono intervetni e alcuni brevi contributi video, ma la filosofia che ha animato claudio, me e tutti quelli che hanno aderito all'iniziativa, credo che sia quell'incessante mormorio" che la poesia deve tornare a fare. La peculiarità dell'incontro che nei suoi intenti si è proposto come mappatura emozionale del contemporaneo, deve essere l'itineranza, quindi l'organizzazione di appuntamenti analoghi anche in altre sedi, che permettano poi, tramite archiviazioni di ciò che emergerà di costruire insieme ipotesi di lavoro,in tal senso mi sembra si sia svolto anche l'incontro di Vimercate che ha proposto a quanto leggo notevoli spunti di riflessione
    un caro saluto
    alessandro assiri

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  38. caro Alessandro, ti irngrazio per questo tuo commento. La mia esperienza mi dice che se un evento non è strutturato, rischia di non dare i frutti sperati. Forse se metti in rete una scaletta (che, mi pare di capire, hai preparato), il progetto si fa più chiaro.

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  39. velocemente....
    ringrazio per l'apprezzamento per l'idea di Poepedia (o qualsiasi altra cosa essa sia). A puro titolo tecnico: Wikipedia non è una struttura ma "gira" su un software relativamente semplice che si chiama Mediawiki (ce ne sono altri) e che può essere ospitato in un qualsiasi spazio, anche di quelli gratis. Il problema però, come sanno quelli che fanno Wikipedia, è la gestione, l'amministrazione, il controllo di veridicità, i filtri per impedire che il tutto diventi una enorme discarica abusiva poetica...
    un pò più semplice, forse, l'archivio delle risorse poetiche in rete. Riflettiamoci un pò.
    saluti
    G:)

    RispondiElimina
  40. Arrivo anch'io, che a Vimercate sono stato presente a senso unico, per cui non so bene come siano andate le cose.

    Concordo con Ghignoli (nel senso che ritengo difficile che si arrivi a fare "poesia migliore" con la rete). La poesia si fa per conto suo, ma soprattutto è asincrona: il voto lo prendiamo tra cento anni, non adesso.

    Mi piace abbastanza anche l'idea di Poepedia, però vuole dire mettersi un po' da parte, donare quello che si sa non solo su se stessi. Wikipedia ha già da un sacco di tempo un portale letteratura che comprende anche una categoria di poesia: quanti di noi hanno contribuito in qualche modo? Wikipedia è veramente una finestra sul mondo per tanti, e l'immagine di poesia che da essa si trae, seppure non scorretta anche se a tratti un po' strana e con qualche autopromozione di troppo, è lasciata ad altri.

    Poi si può stare anche fuori da Wikipedia ed arrangiarsi, non c'è dubbio.
    Se serve io apro in un attimo uno spazio di test sul sito di Poecast, ma cosa ci va dentro Poepedia? Per chi?

    Saluti a tutti,
    Vincenzo Della Mea

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  41. infatti, il blog dice come funziona una bicicletta, ma saperci andare è un'altra cosa.

    grazie Vincenzo per i link. Su Wikipoesia - tanto per cominciare - si potrebbero postare gli articoli più seguiti, più discussi e ovviamente i link dei blog che si occupano di poesia.

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  42. Io non so quanto "diritto" ho di esprimermi a riguardo, né con quale titolo.
    Sicuramente sono un blogger (anche se ancora non affetto da dipendenza da post), forse un poeta (ma c'è ancora molta strada da fare).
    La poesia è morta? Non credo. Per quanto ne so io (ma posso sbagliarmi)semplicemente la poesia "agonizza" sin da quando esiste. E i blog di poesia? sono o stanno morendo? Né più né meno che la poesia stessa. Se poi parliamo di blog di poesia autoprodotta di singoli autori che utilizzano la via del blog come surrogato all'editoria che non li pubblica, allora non è mai nata e il problema non sussiste.
    Ci sono pochi ma buoni blog di Poesia e sulla Poesia (tra cui vi è questo in cui sto commentando) e non credo che siano morti o stiano morendo. So che non è piacevole utilizzare un vocabolario che appartiene al marketing per parlare di Poesia, ma tant'è. Il problema più che dei blog e della poesia sta nella relazione di questi con il pubblico (come già sottolineato). Chi è che si accosta alla poesia? è male che su 100 astanti 50 siano anch'essi poeti? Non lo so, ma credo di no. è pur sempre un pubblico. Come dire: i film di holliwood al cinema li va a vedere anche mio nonno che regista non è. Ma quanto pubblico hanno i film indipendenti o autoprodotti oppure i corti oppure le varie produzioni cinematografiche che più che essere film sono esperimenti veri e propri di montaggio e sceneggiatura? (Giusto per fare un esempio). Dunque io credo che il primo passo da fare è ACCETTARE il fatto che la poesia ha necessariamente un pubblico di "nicchia" e molto più limitato rispetto alla narrativa, ad esempio. Ciò non toglie la possibilità che alcuni problemi possano essere comunque presenti, come il fatto che i poeti stessi non si leggono tra loro.
    Per il pubblico generico, bisogna capire che leggere un libro di poesia non è come leggere un racconto o un romanzo. Necessità del doppio del tempo e dello sforzo per la metà delle pagine, il più delle volte piuttosto oscure o comunque bisognose di essere interpretate. Implicano cioè un livello di interazione, implicazione e coinvolgimento del lettore maggiori.

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  43. Marotta giustamente chiama in causa l'educazione alla poesia: è vero e non ci sono dubbi che ciò contribuisce alla mancanza di un pubblico. E questo va tenuto in considerazione prima di pensare a qualsiasi iniziativa online. Perché costruire una wiki o migliorare Poecast o creare una rete funzionale etc sono tutti progetti bellissimi che io appoggio, ma che richiedono qualcuno che di essi usufruisca. Ovvero che vada su google e cerchi "Biblioteca Online della Poesia Italiana" o cose simili. Se non c'è nessuno che sente l'urgenza di un prodotto ben costruito online e a disposizione di tutti, quel prodotto è "inutile". Quindi si ad una biblioteca di e-book (nel mio piccolo e forse irrispettoso di qualche regola sui diritti sto cercando di costruire una piccola biblioteca di testi interessanti che incontro sul web. Ma quanti li leggono o li scaricano? Ovvero: quanti li cercano?) però non senza che ad essa o a qualsiasi progetto simile si accosti una diffusione sul territorio faccia a faccia carne a carne. La cosa più bella secondo me sarebbe creare questo "database poetico" e contemporaneamente presentarlo nelle scuole medie inferiori e superiori e nelle varie università, club poetici ovunque insomma ci possa essere un pubblico (reale o potenziale).
    Per coloro che sottolineano un certo rivolgimento su se stesso ed una certa pigrizia del mondo poetico: può darsi che alcune delle sue parti ne soffrano, ma non tutte. C'è da dire anche che molto di ciò che si può fare dipende anche dalla "statura" di chi fa: io posso essere la persona che più di tutti ha voglia di diffondere la poesia nel mondo. Ma se vado in una scuola per proporre una presentazione di un progetto poetico online e per parlare di poesia non sentirei di esserne all'altezza. Scusate periodi lunghi e contorti e refusi vari ma ho scritto davvero in fretta e di nascosto (sono in ufficio ma non ho resistito ad aspettare di tornare a casa :) )

    Luigi

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  44. Dimenticavo una cosa importante: per coloro che identificano la morte dei blog di poesia in base al numero di commenti ad un post oppure al livello di dibattito che sui blog può nascere, non sono molto d'accordo. Probabilmente il mio è un giudizio autoreferenziale, però credo di non essere l'unico al mondo ad interessarsi di poesia con l'umiltà di chi sa che non ne sa abbastanza per esprimersi evitando di essere banale. Quindi, se io leggo una recenzione ad una raccolta o un pezzo critico su un autore o una poetica etc. e non commento, ciò non significa che non sono interessato o che il blog sta morendo. Semplicemente significa che ho letto qualcosa che non conoscevo prima e su cui trovo difficile e inopportuno esprimere un giudizio o parere. Scrivere grzie in un commento non so quanto possa aiutare i blog di poesia a non morire, ma se ciò dovesse avere alcun valore vi prego di dirmelo e da oggi stesso inizierò a farlo!

    Luigi

    Scusate lo sproloquio :)

    RispondiElimina
  45. caro Luigi condivido praticamente tutto ciò che hai scritto.

    l'unica aggiunta: se tu dall'estero = dall'italia), vai su google, e scrive "poesia italiana contemporanea" (magari per capire quali sono i poeti, i movimenti eccetera più importanti), che cosa ti esce? se non sai già qualcosa, esci con un'idea assai comfusa della questione.
    A questo servirebbe un portale autorevole: a riconoscere che saba non è pinco pallino e a insegnare a pinco pallino a leggere saba

    grazie per l'intervento.

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  46. Ciao Stefano,

    quel che dici è anch'esso di enorme importanza, anche se io mi riferivo più a "creare/costruire" l'esigenza di cercare la poesia sul web per imparare a leggerla. Il farsi trovare è anch'esso secondario o almeno va di pari passo con tutto il resto.

    Ad ogni modo, quello che mi viene fuori tra i primi 10 risultati è questo:

    http://www.google.es/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=1&ved=0CAkQFjAA&url=http%3A%2F%2Fwww.clubautori.it%2Felenco-generale&ei=7YzQS56nIsnz-QaY6cUW&usg=AFQjCNF1LzVp8Kw178m5ZSZsoAvcVVQVew&sig2=juVWI9tP3Ynk6-AEevFK0Q

    http://www.google.es/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=2&ved=0CBAQFjAB&url=http%3A%2F%2Fes.wikipedia.org%2Fwiki%2FLiteratura_de_Italia&ei=7YzQS56nIsnz-QaY6cUW&usg=AFQjCNHVtyKZmA_4vXmph7DWhlMyx2MPGw&sig2=IA8dz9YOeGu8wyRggCFszA

    http://www.google.es/url?sa=t&source=web&ct=res&cd=3&ved=0CBQQFjAC&url=http%3A%2F%2Fwww.italian-poetry.org%2F&ei=7YzQS56nIsnz-QaY6cUW&usg=AFQjCNF32J8Cf_1Gj3pR6izcss928wNKqA&sig2=G6TXzbAQqdbjEF89b8N-AQ

    etc.

    Per avere un'idea, puoi fare la stessa ricerca anche tu andando in google in alto a destra "Opzioni ricerca" e impostare la lingua principale in spagnolo/tedesco/polacco/inglese...

    Il problema gravissimo è che nemmeno dall'Italia la ricerca da buoni risultati (se non alcuni). Per scovare blog come il tuo, quello di Marotta, Atelierpoesia e molti altri (tutti quelli nella mia blogroll) è stato complicatissimo. È accaduto o attraverso il passaparola oppure sbirciando nei blogroll altrui. Il posizionamento di vari blog di alta qualità è davvero scarso. Cosa dovuta a fattori quali: altri blog essendo testate hanno uno studio SEO (Search Engine Optimization) molto più ampio; molti blog (tipo il tuo e Rebstein) si appoggiano a piattaforme gratuite di hosting su cui si può lavorare davvero poco sul codice HTML e roba simile o con i plugin.

    Quindi si: nel momento in cui si pensa ad un gran contenitore Papà dei migliori blog di e sulla poesia presenti nel web, oltre ad un disegno chiaro, ad una mappatura del sito semplice e leggibile sia all'utente che a google, c'è bisogno anche di posizionare bene il tutto. Ma, ripeto, è a mio avviso secondario o è qualcosa che deve andare di pari passo alla presentazione del progetto in cntesti non virtuali. Anche perché presentare un evento progettuale è molto diverso che partecipare ad un taller "qualsiasi" che lascia il tempo che trova. La rete sul web si fa da sola se il network esiste fuori e tra le persone che al progetto partecipano. Basta che in una settimana siti con elevata frequenza di visitatori linkano un articolo o qualsiasi cosa sul portale poesia e già potrebbe bastare.

    Altra cosa utile sono le liste TopBlog (tipo Wikio, Technorati, Liquida etc.). Anche quelli sono motori di ricerca per argomento: se compari lì tra i primi 20 sei a cavallo :)

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  47. grazie del contributo Stefano.
    (anche a me, come al Fantuzzi non mi ha mai convinto l'antologia di liberi...)
    prometto di leggere con attenzione tutti i commenti.
    roberto

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  48. ah, s'è detto che i poeti stanno su facebook a scrive minchiate...

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  49. Vincenzo, ciao, il PoEcast e' di sicuro il punto di partenza in questo discorso.

    Una prima miglioria sarebbe indicare, nella colonna di sinistra, i link alle riviste cartacee con sito online, sperando che prima o poi riversino in rete gli archivi o almeno parte dei contenuti.

    Una seconda miglioria sarebbe indicare, sempre sulla sinistra e dove ora hai il PoDcast, una selezione dei video presenti su youtube e simili, del tipo di quella presentata da Aglieco.

    La ciliegina poi, e qui mi fermo, sarebbe dotare il sito PoEcast di un forum, magari della famiglia vBulletin, cosi' da renderlo dinamico e interattivo. Capisco che un sito dinamico richiederebbe attenzione molto maggiore, ma potresti avvalerti di "moderatori" o "co-amministratori".

    La piattaforma wikipedia mi pare gia' in parabola discendente, ad essere onesto, e un sito proprietario consente ancora il controllo migliore su contenuti, contributi e progettualita' complessiva.

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  50. Nel vecchio modello assembleare esisteva un ordine del giorno che qui è contenuto dal titolo: "C'era una volta la poesia on-line".
    Esistono interventi definiti di chi si è programmato da tempo e attorno ai quali ruoterà la discussione, è prevista la presentazione di alcuni progetti che riguarderanno l'aggregazione del territorio all' ambiente poetico e non ultimo verrà ufficializzato il nuovo contenitore di Di Scalzo.
    Credo che in un titolo come quello proposto sia evidente la volontà di provare a trovare insieme un superamento dell 'on-line, perchè ritengo che non ci si debba interrogare solo sul presente, solo sullo stato attuale: il problema non è più rappesentato da rete sì o rete no, ma da rete come.
    Aggiungo, scusandomi per la lunghezza dell'intervento, che il cardine del problema non è a mio avviso la costruzione di nuovi e pur utili aggregatori, ma interrogarsi sul come aggregare luoghi, spazi fisici, che ci permettano di tornare a fare opinione poetica ridefinendo la poesia al ruolo di educazione intellettuale, e il poeta a presenza e soggetto culturale, prospettiva irrealizzabile senza un mutamento dell' agire.
    un caro saluto
    alessandro assiri

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  51. @ Luigi: vedo che conosci bene aspetti che mi sono ignoti, quindi spero che tu ed altri siate capaci di mettere in piedi rete qualcosa che calamiti l'attenzione. Quantro dice Giuseppe Cornacchia mi sembra fattibile sin da subito; spero che Vincenzo Della Mea provi a realizzarlo.

    @ Alessandro: spero che a Verona ci siano idee anche su come recuperare i soldi per gli eventi che dici.

    @ Red: quando mi spiegherete bene qual è il difetto imperdonabile dell'antolgia di Liberinversi, il difetto che la rende impura rispetto alle decine di altre uscite negli ultimi anni, allora vi darò ragione. nel frattempo, continuo a considerarla tra quelle che ospitano i migliori poeti italiani coinvolti nella rete.

    RispondiElimina
  52. Ancora a Red_Ceccarini: molto interssanti le tue poesie uscite da Fancesco Marotta.

    Secondo me tu sei un esempio lampante di quanto la rete possa aiutare una persona che ha talento.

    Per chi non ce l'ha, nemmeno Lourdes serve.

    RispondiElimina
  53. Dunque, cerco di andare con ordine:

    @ Ale Assiri: sono molto d'accordo sulla questione "rete come" e non "rete-si/rete-no". E sono anche d'accordo sul creare una rete reale a cui la rete virtuale faccia da supporto o "ampliamento" piuttosto che il contrario (probabilmente perché sono rimasto fondamentalmente analogico, nonostante tutto). Sono curioso di sentire cosa verrà fuori e sono davvero dispiaciuto di non poter essere presente (lì in un angoletto, ovviamente) perché i giorni di ferie scarseggiano (visto che sono stato riassunto da 10 giorni).

    @ Gugl: bella domanda! Anche se non lo vedo proprio un ostacolo insormmontabile. Voglio dire: per come vedo io la cosa, non c'è bisogno di grandi eventi con catering e champagne. C'è bisogno sì di tanta volontà e soprattutto volontariato. Non credo costi nulla portare la poesia nelle scuole medie inferiori e superiori un sabato pomeriggio, né credo costi una lira portarla nell'aula magna delle università. Un amico che mette a disposizione un bar lo hanno tutti in tutte le città. Partnership con agriturismi e piccoli ristoranti un po' fuori mano ringrazierebbero con baci e abbracci e potrei continuare così a lungo (ma può anche darsi che sia troppo ottimista). È certo che i protagonisti di tutto ciò lo fanno a gratis, ricavando molte soddisfazioni e qualche soldo con la vendita dei libri. Ad ogni modo si può cercare di costituire un'associazione (ci sono fondi statali ed europei per questo) e se il progetto è fatto bene e coinvolge l'Europa è molto probabile ottenerli (sto cercando di fare qualcosa di simile qui in Spagna. Appena ne so qualcosa in piu faccio sapere e si può pensare anche ad un network con un nome comune "esteso"). Altre idee più "commerciali" per tirare fuori qualche soldo per autofinanziamenti e sostentamenti si trovano (ho avuto qualche esperienza nel campo con risultati abbastanza positivi o comunque non tragici).

    ....

    RispondiElimina
  54. Riguardo PoeCast (o eventuale altra piattaforma): credo bisogna definire bene cosa vuole essere. Solo italiano? europeo? internazionale? solo ed esclusivamente poesia? o anche critica e antologia e storiografia? Più ampio è il sito più alte sono le probabilità di successo più elevato è l'impegno ovviamente (ma si possono creare sotto-domini per ogni Paese, ad esempio, o per ogni Categoria (poesia contemporanea, Critica, Antologia, Storiografia, Classici etc. e darlo in gestione ad un responsabile). Quindi, senza andare troppo lontano, ciò che aggiungerei al poecast è sicuramente una lista di categorie. TRa l'altro: vuole essere solo un raccoglitore di post scritti altrove oppure vuole trasformarsi in una fonte diretta? Se lo scopo è creare uno strumento che contribuisca alla cultura poetica, c'è bisogno di qualcosa in più di un aggregatore di notizie (UTILISSIMO!). Sicuramente va aggiunta una sezione video ed una libreria virtuale (con testi ed ebook downloadabili o leggibili direttamente on line da piattaforme come issuu.com o scribd (il primo è migliore) ). The least but not the last, una grafica più "accattivante" ed intuitiva ed una mappa in XML per le search in google (o simili).
    Più che un forum (troppo complicato e impegnativo sia per il gestore che per gli utenti) io opterei per i commenti stile blog ed una buona organizzazione di link interni stile wikipedia. Sono d'accordo sulla necessità di avere un servizio di hosting autonomo (è a pagamento ma vale davvero una cifra accessibile).

    Insomma, volendo c'è molto che si può fare ma sempre senza dimenticarsi del fuori, del reale, che resta la priorità principale.

    Credo che ciò che dico (anche se non proprio tutto tutto) sia rappresentativo di ciò che serve. E non perché io sia un genio. Al contrario, perché credo di rappresentare il vostro "pubblico" reale o potenziale. Quanto, a posteriori, avrei desiderato che un martedì mattina qualunque fosse entrato uno sconosciuto in classe a regalare la poesia ai miei 15 anni. Quanto mi piacerebbe avere un luogo dove vedere assieme gli interventi e le produzioni dei principali attori nel campo della poesia piuttosto che seguire singolarmente il blog di ognuno di loro (cosa che non smetteri di fare). Oppure un luogo in cui poter trovare i tasselli che ancora mi mancano al mosaico del discorso poetico.

    Personalmente non sono ciò che si definirebbe un esperto, ma lavorando nel campo molte cose le conosco necessariamente. Se posso essere d'aiuto in qualunque modo sono ovviamente a disposizione.

    Mi scuso ancora per essermi dilungato tanto, ma è una questione che mi interessa davvero molto. In tutto questo, però, non ho ancora capito se si è costituito un "gruppo di riferimento" o se tutto è ancora molto aleatorio e si stanno tirando ancora le somme.

    Luigi

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  55. Caro Luigi,
    forse sei davvero ottimista. forse, bisogna pensare in grande per trasformarlo in fare.

    stiamo a vedere, intanto prendo nota.

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  56. Non è ciò che dici una possibile definizione di Poesia?

    (D'altronde, è pensando all'immortalità che l'uomo ha raggiunto la media degli 80 anni - cosa di cui personalmente non vado fiero ma che calza a pennello :) ).

    Ad ogni modo resto "connesso" per sentire di eventuali sviluppi dopo verona.
    Spero di riuscire a contattari al più presto non appena termino il tuo "Senza riparo": ci sono alcune questioni che meritano di essere comprese a fondo.

    L

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  57. redmaltese23/4/10 23:21

    caro Stefano, ti ringrazio per i complimenti.
    Sull'antologia di liberinversi, sono punti di vista. li espimetti a suo tempo nel post che annunciava l'antologia, già al commento n.2.
    buone cose e buon lavoro.
    r.

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  58. ad una certa ora è meglio che vada a dormire.
    ma che ho scritto ieri?
    porcaccia zozza...

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  59. solo una problema di coniugazione del verbo :-)

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  60. Avrei voluto assistere all'evento organizzato a Vimercate.
    Ma da quello che ho letto informandomi su internet e su vari blog di poeti, ho capito che non si sarebbe parlato di poesia e internet, ma di poeti in difficoltà a raggiungere un pubblico. Per questo io non sono venuto. Per questo forse sono intervenute poche persone.
    La poesia è morta perché sono morti i poeti. Del resto, tra i poeti dilettanti, credo di essere uno dei pochi ad avere letto più poesie di quante ne abbia scritte.
    I poeti non trovano lettori perché scrivono cose brutte. (Io non mi escludo da questo giudizio, ché le mie poesie dopo un po' non piacciono più nemmeno a me.)

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  61. Shabo, sinceramente e senza intenzioni polemiche: una persona che afferma di essere "tra i poeti dilettanti, (...) uno dei pochi ad avere letto più poesie di quante ne abbia scritte" e, subito dopo, dice che "I poeti non trovano lettori perché scrivono cose brutte", o ha mentito nella sua prima affermazione, oppure fa delle letture piuttosto equivoche. La terza possibilità mi pare essere un sentimento estetico necessariamente sopraffino, ma in questo caso chi parla sarebbe un critico che di letture ne ha fatte davvero tante. E fin'ora non mi era mai capitato di incontrare un critico che stroncasse con una frase sola un'intera categoria letteraria.

    Luigi

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  62. caro Shabo, ci sono poeti morti (quelli che celebriamo volentieri, come montale, ungaretti, sereni, e - te nedico uno che magari non conosci - Emilio Villa) ed altri che sono vivi (come sanguineti, erba, de angelis e tanti altri che puoi conoscere comprando un'antologia sulla poesia italiana contemporanea).

    il resto, la tua bravura la tua non bravura, è una cosa che devi risolvere piano piano. partendo dal fatto che credi in ciò che scrivi.

    @ Luigi: ottimo ragionamento.

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  63. Il ragionamento è ottimo, tanto che non lo capisco.
    Forse le cose che leggo non mi piacciono semplicemente perché non ci arrivo.
    E forse pochi leggono e comprano poesia perché come me gli altri non ci arrivano.
    Forse la poesia cosiddetta è troppo autoreferenziale.

    Nemmeno credere in quello che si scrive riesco a comprendere fino in fondo: vuol forse dire essere convinti che sia di valore? O vuol dire sentirlo "necessario"?

    Scusate, vi faccio perdere tempo. Ho commentato solo per far sentire il punto di vista di un interessato alla poesia che però non trova quello che cerca. Un po' l'opposto di chi cerca un pubblico per le proprie poesie e non trova chi le legga. Un problema reciproco.

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  64. per capire ci vuole tempo. se hai pazienza e frequenti questo blog, probabilmente un'idea te la farai.

    non tutti i poeti sono autoreferenziali, anzi sono pochi. ti pare che le ultime poesie di De Palmo non si capiscano?

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  65. Notizie da Verona?

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  66. Io sto in un angolino e leggo
    e penso a quanta pazienza mi ci vorrà
    Comunque il post è davvero interessante e spero che si possano vedere alcuni frutti scaturiti da queste discussioni e da questo fermento che c'è intorno alla poesia in rete.
    E' come se si sentisse che qualcosa sta nascendo, ma che ancora non ha la forza di una forma o di un luogo.
    Grazie a Stefano e a tutti gli intervenuti.
    vincenzo celli

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  67. Infatti: si sa qualcosa di verona? qualche feedback?

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  68. sono anni, invero, che si parla di fare un passo avanti...

    ciao!

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  69. per fare un passo avanti, probabilmente qualcuno dovrebbe fare un passo indietro. per esempio io.
    sebastiano

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  70. no Sebastiano. nessuno dovrebbe cambiare il proprio percorso. I progetti nuovi, che sono tutti corali, non devono assrobire i vecchi, ma metterli in sinergia.

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  71. Scopro questo scambio solo ora e mi sembra di assistere al documentario della nascita di qualcosa di raro, di vivo. Ammirazione e congratulazioni a tutti quelli che ci hanno lavorato. La ricerca con Google ora trova anche Poesia 2.0! Forza e coraggio. Un lettore!

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  72. Come al solito leggo le solite cose. I poeti anziché piangersi addosso dovrebbero elaborare strategie di riscatto! Servono idee e piani d'azione da praticare in concreto, non piagnistei!

    Ho fondato nel 1994 il Movimento Poeti d'Azione.
    Sono trascorsi vent'anni da allora.
    Noi siamo ancora qui e abbiamo festeggiato da poco il nostro Ventennale.
    Esistiamo e continuiamo ad esistere malgrado gli uccelli di sventura che vogliono la poesia inutile, non capita e non amata per definizione.

    Bene, noi siamo poeti seguiti da un pubblico di non poeti. Non vi mette curiosità la cosa? Vi sembra tanto strano?
    Come mai?

    La cosa sarà dovuta al fatto che noi amiamo il pubblico e al pubblico ci rivolgiamo senza sperare che gli addetti ai lavori o gli spocchiosi poeti di formazione accademica si prendano la briga di venirci a sentire o vogliano capire qualcosa che evidentemente non sanno e non vogliono imparare.
    Del resto loro si pongono sempre su di un piedistallo, anche quando hanno casualmente qualche sventurato davanti venuto a sentirli e vogliono pure l'applauso come fossero al festival di S. Remo, ma la gente che si trovano attorno neppure la vedono! Poi si lamentano se chi non fa lo sforzo di comunicare è avvertito dal pubblico come ostico, poco simpatico, privo di appeal.

    Noi abbiamo cercato strade diverse per raggiungere il pubblico convinti che il bisogno di poesia esista, ma altresì manchino poeti capaci di porgere poesia nel modo appropriato ad un pubblico di non "poetomani".

    Alcune cifre. All'età di vent'anni pubblicai un libretto: l'Antologia dei Poeti d'Azione. Ne abbiamo vendute solo con diffusione militante quasi 1000 copie in un mese. All'epoca parlai della cosa con dei funzionari di Mondadori. Avevo vent'anni. Non mi presero sul serio, salvo poco dopo imitare il nostro marketing e nacquero così i "Miti Poesia". Fu un successo editoriale, ma loro diversamente da noi non rischiarono pubblicando esordienti. Pertanto sempre i soliti autori in collana.

    Due anni fa. Spettacolo alle Terme di Diocleziano con l'amico Gabriele La Porta. Titolo: "Otto secoli d'amore in musica e poesia". Letture mie (sono anche attore) di poeti di tutte le epoche fino ad giungere a Magrelli, Zeichen etc. Letture apparentemente "difficili" e riservate agli "addetti ai lavori" eppure... 700 spettatori!

    Non mi dilungo ulteriormente. Parlerei troppo e sinceramente preferisco spiegare le cose con la pratica... per chi ha occhi aperti e voglia di rimettere in gioco vecchie convinzioni siamo qui:
    ==> http://www.poetidazione.it

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    1. dividere la realtà in "noi" e in "voi" è un po' approssimativo. Si informi e vedrà che parecchi poeti leggono in pubblico e hanno belle soddisfazioni. Poi magari non vanno a raccontarle in giro come trofei...

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  73. Salve, io cerco sempre poeti nuovi da conoscere, comprare, leggere; poesia da usare, consumare, rileggere. ne trovo poca e pochi: vero, siete difficili da trovare! non esistono portali, non esistono momenti e luoghi che unifichino la poesia e gli autori contemporanei. Su un mio gruppo, fb, letteratura oggi, chiedevo ai molti amici scrittori e poeti che ne fanno parte perché scrivono... ma nessuno ha letto la mia domanda!, curioso, vero? e tutti mostrano i propri scritti, spesso autopubblicati,... così la mia curiosità continua a giocare, e leggere, a cercare poesia e letteratura e risposte da sola. :) cercherò di incontrarvi, nei vostri blog e nelle vostre parole, ok, ma fatevi trovare... per favore! :) saluti a tutti.

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    1. non esistono "i poeti": ciascuno risponde in proprio. Se cerchi in rete, le risposte alle tue domande le trovi. Un saluto anche da parte mia.

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    2. non esistono risposte... oltre che poeti! hai ragione. (ognuno si gratta da solo morendo) lo so. :) intanto grazie per il benvenuto. certo ho trovato alcuni blog e gruppi e siti interessanti. o promettenti, almeno!

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    3. :-) benvenuta, dunque!

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